Il nome Tetyana Vysochanska è ormai sinonimo di quella che molti definiscono shovelware AI, ovvero una produzione seriale di giochi realizzati in fretta e furia con asset generati da intelligenze artificiali e pubblicati in massa sul PlayStation Store. Dopo “Anime Girls Basketball” e “Anime Girls MMA Tournament”, il team si prepara a rilasciare, nel 2026, quello che potrebbe essere il loro titolo più assurdo di sempre: Anime Girls: Whispering Fear.
Un horror sensuale con meccaniche ASMR?
La descrizione ufficiale del gioco lo presenta come una “lenta e seducente esperienza horror in cui ogni sussurro è reale”. Un mix apparentemente impossibile tra survival horror e ASMR, due generi agli antipodi: il primo punta ad aumentare la tensione e lo stato di allerta, il secondo nasce per rilassare e indurre il sonno.
Il giocatore, secondo la sinossi, esplorerà villini infestati, laboratori silenziosi e memorie sbiadite, guidato da una voce femminile sussurrante. “Nessuna musica. Nessun urlo. Solo sussurri uno-a-uno nelle orecchie”, promette il testo promozionale, affermando che l’esperienza audio sarà in alta fedeltà binaurale, con l’obiettivo di far rabbrividire e incuriosire.
Puzzle acustici e finali multipli
Oltre all’atmosfera, il titolo promette meccaniche basate sul suono, che dovrebbero spingere i giocatori a trovare porte nascoste, memorie fantasma e “verità che echeggiano” semplicemente ascoltando l’ambiente. Il gioco vanterebbe anche finali multipli, con la promessa che “più ascolti, più il gioco ti ricorderà”, in una sorta di intelligenza artificiale che reagisce al comportamento del giocatore.
Dubbi sull’autenticità del progetto
Le immagini promozionali, evidentemente generate con IA, hanno sollevato più di un sospetto sull’esistenza reale del progetto. L’interfaccia appare generica, le ambientazioni prive di coerenza e la direzione artistica completamente assente. A ciò si aggiunge lo scetticismo causato dalla storia del team, già noto per aver pubblicato titoli scarsamente giocabili e realizzati con asset preconfezionati.
Sony e la (non) curatela del PlayStation Store
Ci si interroga sempre più spesso su come sia possibile che Sony consenta la pubblicazione di questi prodotti sul proprio store. Il problema non è tanto l’esistenza di titoli sperimentali o bizzarri, quanto il fatto che software oggettivamente poveri e privi di valore possano affollare la piattaforma digitale, rendendo più difficile la scoperta di giochi realmente meritevoli.
La questione della curatela del catalogo è spinosa: storicamente si è evitato un controllo troppo rigido per non soffocare l’indipendenza creativa, ma esempi come questo spingono molti a chiedere una migliore regolamentazione, almeno a livello di qualità minima garantita e trasparenza sui contenuti pubblicati.

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