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Blue Reflection Second Light: Recensione, Gameplay Trailer e Screenshot

Era il 2017 quando Blue Reflection arrivò sul mercato, deludendo le aspettattive dei giocatori, con un comparto tecnico datato, difficoltà mal bilanciata ed una trama ben lontana dall’essere convincente e coinvolgente, ma Gust Corporation non si arrende e ci riprova con un secondo capitolo. Quest’oggi dunque voglio condividere con voi la Recensione di Blue Reflection: Second Light, il quale cerca di riscattarsi dagli errori commessi in passato. Blue Reflection è stato in un certo senso un terreno di prova che ha permesso a Second Light di arrivare sul mercato con migliorie e novità che lo portano ad un gradino superiore. Il gioco si apre con l’arrivo della portagonista in una nuova dimensione, dove mostri e magia la fanno da padrone. Hoshizawa Ao, una studentessa liceale come tante,trascorre le giornate tra noia e monotonia, fino a quando non si ritrova in un istituto scolastico mai visto prima, circondato da un oceano e abitato solo da tre ragazze, le quali hanno perso la memoria ed ignorano il perchè o il come siano giunte nella scuola.

La protagonista però non ha perso la memoria, ciò la renderà la sola in grado di aiutare le compagne d’avventura a risolvere il mistero e tornare alla normalità. Blue Reflection: Second Light è composto da dungeon di nome Heartscape, simili ai palazzi di Persona 5 per intenderci, dove al suo interno si celano i ricordi delle fanciulle e le loro emozioni, infestati da mostri spaventosi che spetterà a voi sconfiggere, in combattimenti a turni, come avviene in ogni JPRG che si rispetti, dunque dimenticatevi il tempo reale di molti RPG tradizionali, o per lo meno in parte. Caratterizzato da una nuova ambientazione tutta da esplorare, il sequel eredita purtroppo in parte alcuni dei difetti del precedente capitolo, nonostante il tentativo del team nel proporre migliorie notevoli ed accettabili che cercano in qualche modo di rimediare agli errori del passato. L’aspetto più critico del titolo risiede indubbiamente nella lentezza della trama principale, la quale fa fatica a prendere piede, lasciando più spazio alle attività secondarie, con una longevità complessiva di 20 o 30 ore a seconda di come si gioca.

Second Light pone maggiore attenzione sulla caratterizzazione dei personaggi, con un party diversificato e composto da fanciulle dotate di abilità uniche, per un totale di ben 12 differenti personaggi provenienti anche dal gioco mobile che non è mai giunto in terra nostrana oltre che dal prequel e anime. Come ogni JPRG aspettatevi una generosa mole di dialoghi tra le fanciulle, a volte proposti al solo scopo di allungare il brodo come si suol dire, piuttosto che dare concretezza alla trama principale. Il sistema di combattimento mescola le carte, con meccaniche tipiche dei giochi di ruolo a turni ed alcune caratteristiche dei tempo reale, in Second Light contrariamente al prequel potrete accumulare Punti Etere per attaccare più volte il bersaglio, tenendo sotto controllo una Timeline suddivisa in cinque segmenti, ognuno dei quali consente alle ragazze di ottenere 1000 PE da spendere nelle abilità. Se da un lato vi sono le fanciulle pronte ad attaccare i nemici, dall’altra un membro che agisce passivamente dalle retrovie, con oggetti e abilità di recupero.

La difficoltà viene rivista, bilanciata e con la possibilità di modificarla in qualsiasi momento tramite le opzioni, conferendo più o meno esperienza a seconda del grado di sfida. In passato non era possibile intervenire manualmente sulle statistiche, perdendo oltre metà del divertimento e non conferendo al giocatore un maggiore senso di immersione dato dalla doverosa personalizzazione, cosa che fortunatamente non avviene nel sequel. Come visto in Scarlet Nexus è possibile anche in Blue Reflection intrarprendere delle relazioni amichevoli con le altre compagne, al fine di migliorare l’intesa e quindi la possibilità di concatenare combo devastanti, oltre che scoprire i retroscena di ciascuna ragazza. Mediante i Punti Talento potrete sbloccare nuove abilità attive e passive, con ulteriori slot dove incastonare i frammenti e migliorare la velocità di recupero di Etere. A stonare con l’esperienza vi è la quasi forzata presenza di missioni stealth in cui bisogna tornare nelle aree già viste per uno scopo ben preciso, evitando di essere scoperti dai nemici.

In diversificazione di scenari Second Light si mostra piuttosto povera, con ambientazioni il più delle volte spoglie e ripetitive,modelli poligonali spigolosi ed animazioni robotiche. Fortunatamente non si presentano cali di framerate nè tempi di caricamento eccessivamente lunghi, pur essendo un titolo di vecchia generazione. Blue Reflection: Second Light è ancora ben lontano dall’essere all’altezza di molti altri giochi del medesimo genere, ma è indubbiamente un notevole salto in avanti rispetto un prequel piuttosto limitato quanto forzato sotto molti aspetti.

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