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Dolmen: Recensione, Gameplay Trailer e Screenshot

Uno dei generi più abusati insieme ai Battle Royale è senza ombra di dubbio il Soulslike, le cui origini risalgono all’originale Deamon Souls, il quale nel corso degli anni ha dato vita a numerosi capolavori e indie minori come Dark Souls, Sekiro, Elden Ring e tanti altri. Quest’oggi voglio parlarvi di un nuovo gioco giunto di recente su Steam, appartenente proprio al suddetto genere, sviluppato dal team brasiliano Massive Work Studio, il quale fonde Dead Space a Dark Souls, tirando fuori dal cilindro un’opera niente male ma ben lontana dall’essere un capolavoro, ad ogni modo a seguire la Recensione di Dolmen. Come accadeva in passato con un Souls, la storia per quanto importante sia non veniva narrata da cutscene e dialoghi ma tramite i soli documenti lasciati nello scenario, in Dolmen la situazione non si distacca poi molto, portando il giocatore a comprendere la trama solo tramite dei testi localizzati in semplici terminali con i quali interagire.

Vi troverete sul pianeta Revin Prime, giunti tramite un misterioso cristallo chiamato per l’appunto Dolmen, il vostro obiettivo è di eliminare la minaccia facendo affidamento sull’equipaggiamento a disposizione. La campagna è ambientata in tre differenti ambientazioni, con una durata complessiva di circa 15 ore, disseminata di dispositivi presso i quali è possibile salvare i progressi, ripristinando come avviene in ogni Souls che si rispetti, i nemici sconfitti in passato, ad eccezione dei boss. Accumulando punti e risorse è possibile migliorare le statistiche del personaggio, craftare armi e potenziare gli equipaggiamenti a disposizione, con la possibilità di spostarsi rapidamente da un luogo all’altro tramite una sorta di navetta spaziale. Tra le armi potrete maneggiare sia quelle da mischia come spadoni a due mani che da fuoco, ricorrendo ai proiettili per affrontare gli scontri dalla distanza. Ogni equipaggiamento è legato ad una categoria ben precisa, da fuoco a ghiaccio e acido, con una stamina che questa volta permette anche di ripristinare parzialmente la vita oltre il fucile, recuperabile tramite fiaschette o uccidendo i nemici.

Dolmen prende ciò che è di buono in Dead Space e lo fonde ai capolavori di Miyazaki, restituendo un’esperienza che si lascia giocare, nonostante sia evidente fin da subito una produzione a basso budget, con tutti i difetti. Esplorerete scenari spaziali in attesa di imbattervi in un insetto o una delle tante mostruosità che popolano il pianeta, scegliendo il tipo di approccio da utilizzare per avere la meglio, evitando di perdere una parte dei progressi ottenuti in caso di morte. Non manca naturalmente all’appello la possibilità di personalizzare il protagonista in estetica, migliorando anche le statistiche come vitalità, resistenza, velocità ed altri fattori indispensabili per sopravvivere ai boss che dovrete sconfiggere nel corso dell’avventura. L’approccio è pur sempre quello di un Souls, dovrete dosare bene schivata, parata e attacchi col giusto tempismo per sopravvivere, lo stesso avviene con le armi da fuoco che saranno pur sempre limitate, nonostante offrano la possibilità di sopravvivere più facilmente ad alcune minacce, potendole danneggiare dalla distanza, il che fa molto Warframe per certi versi.

Come anticipato in Dolmen l’energia ricopre un ruolo chiave, in quanto non viene usata solo per attivare modalità speciali ma anche caricare le armi da fuoco, conferire effetti elementali alle armi da mischia e sfruttare le debolezze dei nemici. Il titolo è decisamente ben lontano dall’essere un memorabile capolavoro, il team ha ancora molta strada da fare per porsi prepotentemente in un mercato oramai saturo del genere, tuttavia ciò non toglie di come sia da elogiare il tentativo nell’offrire un’esperienza che cerca in qualche modo di distaccarsi dal cosiddetto già visto, in un periodo in cui i Soulslike sorgono come funghi, e dove From Software ha raggiunto l’apice del successo con l’intramontabile capolavoro di Elden Ring.

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