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Sony sotto accusa per i prezzi gonfiati dei giochi digitali

Sony è stata ufficialmente citata in giudizio nei Paesi Bassi da parte della Mass Damage & Consumer Foundation, che rappresenta oltre 1,7 milioni di possessori olandesi di PlayStation. Il motivo? Un presunto abuso di posizione dominante che avrebbe causato danni economici enormi ai consumatori, costretti a pagare prezzi eccessivamente alti per giochi digitali e contenuti in-game, secondo quanto riportato su Reddit.

La campagna “Fair PlayStation” e le prime accuse

Tutto è partito a febbraio con la campagna Fair PlayStation, che in pochi giorni ha raccolto oltre 20.000 adesioni. Il cuore della contestazione è il presunto monopolio sul mercato digitale che Sony eserciterebbe attraverso il PlayStation Store. Secondo la fondazione, i giocatori non avrebbero alternative: le console digital-only di nuova generazione spingerebbero sempre più utenti verso un sistema chiuso e controllato solo da Sony, in cui l’acquisto di giochi fisici è impossibile.

Un’indagine economica indipendente ha rivelato che i consumatori olandesi pagano in media il 47% in più per i giochi in formato digitale rispetto alle stesse versioni su disco, nonostante i costi di distribuzione per Sony siano inferiori.

Il concetto di “Sony Tax”

L’accusa parla esplicitamente di una “Sony tax”: un sovrapprezzo artificiale imposto dalla chiusura del mercato digitale. In passato i giochi venivano venduti nei negozi, con diversi rivenditori in concorrenza tra loro. Oggi, invece, l’unico canale per i giochi digitali su PlayStation è lo store ufficiale, che non ammette concorrenza. Questo, combinato con la quota di mercato dominante di Sony (oltre l’80% dei giocatori olandesi), avrebbe portato a una distorsione dei prezzi.

A peggiorare il quadro, ad aprile Sony ha alzato sensibilmente i prezzi delle sue console e dell’abbonamento PS Plus in numerosi Paesi, senza offrire alcun servizio aggiuntivo. Un gesto definito “emblematico del potere sproporzionato di Sony” da Lucia Melcherts, presidente della fondazione.

Un ecosistema chiuso e penalizzante per tutti

La fondazione evidenzia come la piattaforma PlayStation sia di fatto un “giardino recintato” in cui Sony decide chi può vendere, a che condizioni e a che prezzo. I negozi alternativi sono tecnicamente bloccati e gli sviluppatori di terze parti non hanno margini di manovra. I contratti impongono loro di vendere solo attraverso il PlayStation Store, lasciando a Sony l’ultima parola anche sul prezzo di vendita dei giochi.

Questo sistema sottrae agli sviluppatori la libertà commerciale, ne riduce la forza contrattuale e raddoppia i margini di profitto di Sony sui giochi digitali rispetto a quelli fisici. Ma, come spesso accade, il costo maggiore ricade sui consumatori finali.

I prossimi passi legali

Il tribunale olandese dovrà ora valutare la giurisdizione e l’ammissibilità della causa. Se la class action sarà accolta, Sony potrebbe essere costretta ad aprire la propria piattaforma anche ad altri rivenditori digitali, come avviene già nel mondo mobile o su PC.

Secondo lo studio allegato alla causa, il danno economico per i consumatori olandesi dal 2013 a oggi ammonterebbe a circa 435 milioni di euro. Un numero destinato a crescere se il modello digitale attuale non subirà modifiche.

Il procedimento legale potrebbe avere ripercussioni internazionali: se la giustizia olandese dovesse dare ragione alla fondazione, potrebbe aprirsi una valanga di azioni simili in tutta Europa, con conseguenze importanti per il futuro del commercio digitale nel mondo dei videogiochi.

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