Con l’arrivo previsto per giugno 2025, il lancio della Switch 2 sta già sollevando interrogativi importanti dal punto di vista economico e industriale. Secondo l’analista Hideki Yasuda di Tokyo Securities, Nintendo potrebbe rompere una sua storica tradizione: vendere la console in perdita, almeno nella fase iniziale.
Switch 2: hardware da $400, prezzo di vendita $450
Yasuda, intervistato da Bloomberg, stima che il costo totale dei materiali (Bill of Materials) per produrre una Switch 2 si aggiri attorno ai $400, mentre il prezzo di vendita sarà di $450. Considerando spese logistiche, distribuzione, marketing e altri costi indiretti, Nintendo avrebbe margini estremamente sottili o nulli, con la concreta possibilità di una perdita su ogni unità venduta al lancio.
Un chip da $150 cambia tutto
La principale voce di spesa sarebbe il nuovo chip della console, che da solo potrebbe costare circa $150 per unità, contro gli $80 del SoC della Switch originale. Questo salto tecnologico riflette il desiderio di Nintendo di offrire un prodotto più potente e al passo con i tempi, ma al prezzo di un maggiore investimento iniziale.
Nintendo si è sempre distinta nel mercato console per una scelta controcorrente: vendere le proprie piattaforme con profitto, al contrario di Sony e Microsoft, che storicamente lanciano le loro console in perdita, recuperando poi i margini su software, servizi e abbonamenti. La Switch originale, ad esempio, non è mai stata venduta in perdita secondo quanto dichiarato dalla stessa Nintendo.
Con la Switch 2, però, le cose potrebbero cambiare. Yasuda è convinto che si tratti di una perdita “assorbibile” per Nintendo, che grazie alle ottime performance finanziarie degli ultimi anni può permettersi questa mossa per guadagnare rapidamente quote di mercato e stimolare l’adozione della nuova console.
Il peso dei dazi e della geopolitica
Un elemento determinante in questa equazione è rappresentato dai dazi statunitensi sulle importazioni. Il presidente Trump, in una nuova manovra commerciale, ha ridotto i dazi per il Vietnam e la Cambogia al 10%, ma li ha alzati al 125% per la Cina, con effetto immediato. Considerando che le unità Switch 2 sono prodotte proprio in questi Paesi, l’impatto è tangibile.
L’analista Robin Zhu di Bernstein ha spiegato che, senza la revisione dei dazi, Nintendo avrebbe potuto alzare il prezzo della Switch 2 anche di $100, portandolo a $550 o più. Invece, per ora, l’azienda ha deciso di mantenere il prezzo fissato a $450, assorbendo il colpo sui margini.
Va ricordato che le nuove tariffe sono parte di una pausa di 90 giorni attiva dal 9 aprile, che si concluderà quindi l’8 luglio, dopo il lancio ufficiale della console previsto per il 5 giugno. Nintendo ha già spedito alcune unità Switch 2 negli USA, pronte nei magazzini per la distribuzione.
Anche considerando l’inflazione, la Switch 2 risulta comunque $50 più cara rispetto alla Switch del 2017, che fu lanciata a $300. Secondo Bill Trinen di Nintendo, l’aumento di prezzo è fisiologico: “tutto nella vita costa di più col tempo, e anche le nuove console Nintendo non fanno eccezione”. Tuttavia, alcuni osservatori ritengono che l’azienda stia semplicemente alzando i prezzi perché sa che il pubblico li accetterà.

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