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The Beast Inside: Recensione, Gameplay Trailer e Screenshot

Il settore videoludico è costellato di generi differenti, dai giochi d’avventura agli sparatutto, platform, picchiaduro e naturalmente i survival horror, ed è proprio di quest’ultima categoria di cui voglio parlarvi oggi, con la Recensione di The Beast Inside, lanciato su console a distanza di un anno dalla controparte PC. Sviluppato da Illusion Ray Studio, porta il giocatore nel lontano 1979, durante il periodo della Guerra Fredda, dove il protagonista decide di trasferirsi con sua moglie incinta di tre mesi in una casa di campagna, al fine di trovare pace dal caos cittadino. Adam si occupa di decrifrare telegrammi o trasmissioni inviate dai sovietici in codice, il suo lavoro lo porterà in una magione sperduta dalla civiltà, nel tentativo di scoprire il contenuto di alcuni documenti. Il gioco inizia piuttosto lento e tranquillo, dopo essersi trasferiti bisogna sistemare i pacchi e mettere in ordine la casa, svolgere mansioni e accertarsi che tutto funzioni perfettamente, interazioni pensate per permettere al giocatore di padroneggiare le meccaniche in vista di ciò che verrà successivamente, vale a dire la risoluzione di enigmi ambientali che potrebbero decretare la propria sopravvivenza in uno scenario ostile.

La prima fase è piuttosto gradevole e rilassante, e serve a mettere il giocatore a suo agio prima della tempesta. Tutto procede per il meglio, fino a quando la coppia non viene a conoscenza dell’esistenza di un diario appartenente all’antico proprietario della casa, il quale racchiude racconti oscuri di eventi sovrannaturali avvenuti un secolo prima. Dopo l’introduzione il gioco si sposta dal 1979 al 1864, nei panni di Nicolas Hyde, appena giunto nella resistenza dopo anni di assenza, trovandosi di fronte una magione deserta. Le luci sono spente, le stanze piene di polvere e tutto ciò che lo circonda mette in mostra il declino dell’abitazione causata dal tempo. The Beast Inside diventa così il survival horror per cui è stato concepito, dove bisogna trovare fonti luminose per aggirarsi per la dimora, fuggire dell’entità e risolvere gli enigmi, lasciando ai documenti l’arduo compito di raccontare la storia ed i suoi retroscena. Le risorse a disposizione sono piuttosto misere, dunque dovrete imparare a dosare bene la lampada ad olio per ambientarvi nell’oscurità, con sequenze inevitabilmente scriptate e jumpscare a volte scontati ma efficaci. Il gioco è un continuo salto temporale tra il 1864 e 1979, se da un lato abbiamo un passato terrificante, dall’altra la sensazione di aver fatto solo un brutto incubo. Nel corso dei primi capitoli avrete modo di vedere di come il titolo si suddivide in due fasi, dalla più terrificante e spaventosa, con jumpscare, presenze oscure e rumori molesti, alla meno spaventosa ma pur sempre thriller.

Due i protagonisti in realtà, Nicolas nel passato e Adam nel presente, uno intento a sopravvivere, l’altro invece a risolvere enigmi per proteggere sua moglie da una spia russa e scoprire la verità riportata su alcuni documenti. Le meccaniche sono le tradizionali, si va in giro per la dimora e non solo, si interagisce con gli oggetti e si fugge dal pericolo, risolvendo degli enigmi di tanto in tanto, in scenari il cui terrore non è solo causato dall’oscurità o da un comparto audio di tutto rispetto, ma anche da dipinti sulle pareti e presenze in lontananza pronte a balzare fuori da una porta all’improvviso, sia per il gusto di spaventare il giocatore che per eliminarlo. Contrariamente ai tanti e tanti Horror presenti sul mercato, The Beast Inside cerca di aggiungere un pò di diversificazione, lasciando il giocatore in tensione solo in specifici momenti, permettendo di tirare un sospiro di sollievo nel presente, come quando ci si ferma nella camera sicura in Resident Evil per il salvataggio dei progressi. Graficamente parlando pur essendo stato sviluppato con un budget decisamente ridotto rispetto le grandi produzioni, aiutato da una generosa campagna Kickstarter, il titolo sfoggia scenari dettagliati, e come anticipato un comparto Audio che fa il suo dovere, ingannando il giocatore e confondendolo al punto da pensare se è solo audio o se realmente c’è qualcosa nelle vicinanze.

The Beast Inside sa spaventare, intrattenere e coinvolgere il giocatore per l’intera durata, bello da vedere quanto da giocare, la cui controparte console si comporta piuttosto bene rispetto alla PC, con fps stabili e tempi di caricamento ridotti all’osso, merito degli hardware di nuova generazione, ed è inutile dirvi che con le cuffie l’esperienza diventa ancora più appagante e spaventosa. Se provenite da horror come Layers of Fear, Outlast e tanti altri, allora troverete sicuramente di vostgro gradimento il titolo in questione.

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