C’è stato un tempo, nei primi anni 2000, in cui Bethesda tentava di estendere l’universo di The Elder Scrolls anche ai dispositivi portatili. Dopo il successo di Morrowind e il crescente interesse per Oblivion, la saga fantasy per eccellenza stava per ricevere un capitolo spin-off esclusivo per PSP, sviluppato da Climax Studios. Un gioco che avrebbe ampliato l’orizzonte della serie non solo tecnicamente, ma anche geograficamente: non più solo Cyrodiil, ma anche l’enigmatica regione di High Rock.
Bethesda aveva già esplorato questa strada con la serie Elder Scrolls Travels, una linea di titoli pensata per dispositivi mobili, ma mai particolarmente approfondita. Tuttavia, Oblivion PSP doveva essere qualcosa di più: un RPG lineare suddiviso in dieci livelli, con un impianto narrativo tutto suo, ambientato durante l’invasione del principe daedrico Mehrunes Dagon. Al centro della vicenda, le missioni affidate dalla Gilda dei Maghi, con il compito di fermare il cataclisma imminente.
Il gioco si apriva come da tradizione con il protagonista prigioniero. Ma al posto dell’imperatore Uriel Septim, a spalancare la cella era un cultista in abiti cremisi, subito incenerito da una palla di fuoco. Un incipit sorprendente, che dava il tono a una storia originale e cupa.
Tra le caratteristiche già implementate nella build incompleta apparsa online nel 2016 – e oggi oggetto di culto tra i fan – spiccavano:
- 18 delle 21 abilità originali di Oblivion
- un dungeon iniziale simile a Kvatch
- un hub centrale chiamato Divine Square, una sorta di Cloud Ruler Temple
- la possibilità di visitare Anticlere, capitale della Baia di Iliac, mai più apparsa dai tempi di Daggerfall.
Il gioco era previsto per il 2007, ma fu cancellato silenziosamente, lasciando dietro di sé solo una versione prototipo, mai completata. Nessun annuncio ufficiale, nessun seguito: solo alcuni filmati, modelli 3D e il ricordo di un esperimento ambizioso ma sfortunato, troppo avanti per l’hardware dell’epoca.

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