Il destino della saga videoludica di The Last of Us resta in bilico, ma la passione che ancora arde nei cuori dei fan continua ad alimentare discussioni, teorie e aspettative. Tra l’attesa per la seconda stagione della serie HBO, che debutterà il 14 aprile, e la speranza di un terzo capitolo videoludico, l’interesse per l’universo post-apocalittico creato da Naughty Dog non accenna a diminuire.
Neil Druckmann, mente creativa dietro la saga e figura centrale di Naughty Dog, ha recentemente rilasciato un’intervista a ComicBook che lascia aperti spiragli interessanti, pur senza confermare lo sviluppo di The Last of Us: Part III. Attualmente impegnato in Intergalactic: The Heretic Prophet, nuovo e ambizioso progetto sci-fi, Druckmann ha ammesso che questo titolo assorbe completamente le risorse dello studio:
«In Naughty Dog stiamo lavorando a Intergalactic: The Heretic Prophet, un progetto che ci impegna da molti anni e che sta assorbendo tutto il nostro tempo.»
Le sue parole rivelano però anche un atteggiamento riflessivo e, in parte, nostalgico:
«Sto trattando questi progetti come se fossero l’ultima cosa su cui lavorerò. La mia ipotesi è che non ci sarà altro dopo. Però, se le stelle si allineeranno e tutto andasse al posto giusto, chi può dirlo?»
Il modo in cui Druckmann affronta il proprio lavoro riflette la stessa autenticità che ha reso grande The Last of Us. Il primo gioco venne sviluppato con un finale pensato per essere conclusivo, poiché non c’era garanzia di un seguito. Solo in seguito, grazie al clamoroso successo del primo capitolo e a una forte spinta creativa interna, nacque Part II.
«Non eravamo obbligati a realizzare il sequel», ha spiegato Druckmann. «Avevamo un’idea per cui provavamo passione. Era sufficientemente valida da dedicarci anni di lavoro.»
Anche quel secondo capitolo fu pensato con un ciclo narrativo completo, dimostrando che per Naughty Dog la priorità è la storia, non il profitto. È questo approccio, così raro nell’industria, ad aver conquistato milioni di giocatori.

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