Vilde è un’esperienza che prende la mitologia norrena, la frantuma in schegge runiche e la infila in un caricatore. Non è solo uno sparatutto roguelike in prima persona: è un’odissea psichedelica dove ogni run è un nuovo scontro con l’assurdo. Il mondo ti odia, cambia forma a ogni morte e ti getta addosso orde di nemici con una cattiveria cosmica. E tu rispondi con un arsenale che sembra uscito da una mente in preda all’idromele: AK-47 di ghiaccio, lanciarazzi che generano buchi neri, minigun benedette da Thor.
La potenza di fuoco non è mai fine a sé stessa. Ogni arma ha una modalità secondaria capace di ribaltare l’approccio: c’è chi si teletrasporta, chi crea catene esplosive, chi manipola la gravità. Il risultato? Un gameplay frenetico ma leggibile, dove l’azione è una coreografia letale tra magia e mitragliate. Le 23 armi disponibili sono progettate per alimentare l’inventiva, non solo il caos, e la combinazione con 15 abilità speciali moltiplica le possibilità tattiche in modo esponenziale.

Ma è nel sistema di build che Vilde rivela la sua anima più profonda. Ogni run è un laboratorio di distruzione: quattro abilità attive, una manciata di rune e un arsenale sempre mutevole. La bellezza è nell’interazione tra questi elementi: puoi trasformare un fucile lento in un’arma rapidissima, oppure rendere una singola esplosione in una valanga di fuoco se hai le rune giuste. Non esiste una build perfetta, solo sinergie devastanti da scoprire giocando e morendo, giocando e migliorando.
I livelli generati proceduralmente sono tutt’altro che casuali: seguono logiche precise, stimolano l’adattamento. Ogni morte rigenera un mondo diverso, pieno di nuove trappole, nemici e percorsi. Le tre macro-zone principali offrono varietà ambientale e strategica: spazi aperti per le battaglie mobili, cunicoli dove contano riflessi e posizionamento. Nulla è mai prevedibile. La pressione è costante, ma mai ingiusta.

Il movimento è parte integrante della sopravvivenza. Vilde propone una mobilità completa: scatti, schivate, salti e arrampicate rendono ogni combattimento una sfida tanto fisica quanto mentale. I nemici non sono carne da macello, ma cacciatori: ti accerchiano, ti colgono di sorpresa, sfruttano le debolezze del terreno. I 24 tipi di creature, ciascuno con abilità specifiche, creano uno zoo infernale che costringe a cambiare approccio a ogni incontro.
Vilde brilla perché non si limita a intrattenere, ma crea dipendenza. Ogni sconfitta è una spinta a tornare in battaglia con una nuova strategia, una nuova arma, una nuova follia. E il bello è che funziona sempre: il ciclo roguelike è gestito con maestria, senza frustrazione né ripetitività. Ogni run è unica, ma anche parte di un percorso di crescita del giocatore.

Vilde non è un titolo che cerca di piacere a tutti: è un grido di guerra digitale, una dichiarazione d’intenti dove la mitologia esplode in modernità videoludica, dove ogni colpo sparato è un atto di ribellione al caos stesso. Un gioco che punisce l’approccio pigro, premia l’inventiva e celebra l’eccesso con uno stile inconfondibile. Vilde è pura furia norrena, fusa in un gameplay che non ha paura di osare. Un’esperienza che colpisce duro, e colpisce bene.

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